Il nuovo organigramma del Primeiro Comando da Capital tra agilità tattica e segretezza

Da quando, nel giugno di quest'anno, sono stati rivelati documenti di intelligence che dettagliano il nuovo organigramma della «Sintonia Finale Generale» del Primeiro Comando da Capital (PCC), l’analisi strategica sul futuro della più grande fazione criminale brasiliana si è spostata dalla mera riconfigurazione dei nomi agli impatti operativi profondi di una simile ristrutturazione. Quel che prima era un quadro ristretto e altamente centralizzato, con 8-12 membri, si è trasformato in una sorta di “consiglio allargato" avente al vertice Marcos Willians Herbas Camacho, “Marcola”, e al di sopra di questi lo Statuto, autentica Magna Charta del PCC. Fonti della Polizia Federale e del Ministero Pubblico di San Paolo confermano l’inclusione di circa 20 integranti, con la qual cosa la facção intende frammentare il proprio potere cercando di rafforzare la sua risposta tattica in uno scenario di crescente pressione statale.
Tra i nuovi nomi emersi per comporre la cupola compaiono figure con ruoli differenziati, quali:
La loro ascesa non è casuale, segnalando una risposta diretta alle recenti operazioni portate avanti dalle autorità e manifestando, al tempo stesso, il potere di antifragilità storicamente riconducibile al Primeiro Comando da Capital.
La principale conseguenza dell’ampliamento della cupola è costituita da una decentralizzazione tattica, sebbene rigidamente monitorata dall’alto. Con la creazione di nuovi «punti di comando» distribuiti in regioni strategiche, infatti, il PCC sembra voler risolvere uno dei suoi maggiori problemi dal punto di vista organizzativo: il collo di bottiglia comunicativo. Rapporti di intelligence intercettati negli anni mostravano che ordini emessi da Marcola e da altri membri della cupola della fazione impiegavano giorni per propagarsi nei vari stati brasiliani e lungo le frontiere. Questa latenza, ovviamente, costituiva una finestra di opportunità per le forze di polizia.
Al presente, la dinamica appare cambiata e la guadagnata agilità comunicativa del PCC certamente renderà più difficile l’intercettazione e la capacità di reazione delle polizie statali e federali. Inoltre, la ridondanza di quadri al vertice sembra in grado di poter creare un sistema a prova di “guasti”: nel caso in cui uno o due leader vengano arrestati o eliminati, un altro membro abilitato e già inserito nel flusso informativo della fazione può assumere il controllo quasi istantaneamente, garantendo, in tal modo, che le operazioni di narcotraffico e le altre attività illecite proseguano senza discontinuità.
Ciononostante, questa espansione, nello stesso momento in cui rappresenta una risposta in termini di efficienza comunicativa, sembra attraversata da un insuperabile paradosso, perché ogni nuova testa all'interno della «Sintonia» espone un possibile vettore aggiuntivo di perdita di informazioni, tradimento e infiltrazione. La storia delle organizzazioni criminali, da Cosa Nostra siciliana ai cartelli colombiani, mostra che reti più ampie sopportano un rischio proporzionalmente maggiore di collaborazioni giudiziarie. L'elemento della segretezza, che era il marchio di fabbrica della cupola ristretta del PCC, diventa strutturalmente insostenibile con l’aumento esponenziale di canali e interlocutori.
Più punti decisionali ci sono, maggiore è la probabilità che informazioni sensibili — come l’ubicazione di depositi di armi, i programmi di invio di tonnellate di cocaina o documenti di contabilità — vengano scoperte. In altre parole, la coesione ideologica del PCC, basata su ciò che è scritto nello Statuto, può essere messa a dura prova, una volta posta di fronte alla matematica del rischio individuale. Elementi, quelli fin qui richiamati, che portano a domandarsi se, in questa infinita partita a scacchi tra le autorità e il Primeiro Comando da Capital, non vi sia stata una qualche intenzione delle prime di indurre la facção a operare questo ampliamento nella speranza di ottenere in futuro nuovi informatori o collaboratori di giustizia.
Di fatto, la decisione di ampliare la cupola rappresenta un trade-off pragmatico. Ossia a dire che la fazione accetta il costo reputazionale e la perdita parziale del segreto in cambio di guadagni tattici ritenuti più preziosi nel contesto attuale: rapidità nella mobilitazione delle sue cellule statali, circolazione immediata di risorse e istruzioni e, soprattutto, resilienza organizzativa di fronte a operazioni di detenzione di massa.
Tuttavia, per le imprese di maggiore complessità e profitto, il Primeiro Comando da Capital ha sviluppato una contromisura sofisticata. Per operazioni come l’invio di tonnellate di cocaina verso il mercato europeo, negli ultimi anni in partnership strategica con la ’Ndrangheta calabrese, la facção ricorre a «cellule dentro la cellula». In questi casi, il flusso informativo sull’operazione è limitato a un numero minimo di operatori di massima fiducia, molti dei quali sono ignoti alla maggior parte della nuova cupola. Questa compartimentazione mira a minimizzare l’esposizione sulle rotte internazionali critiche, come i porti di Santos (Brasile), Anversa (Belgio) e Gioia Tauro (Italia), che sono sorvegliati da agenzie di sicurezza globali.
La riconfigurazione della leadership riflette e alimenta l’ambizione globale del PCC. La presenza, oltre ai nomi già citati, di figure con forte operatività sugli assi di confine, per esempio nel corridoio boliviano o in quello che lega Paraguay e Mato Grosso do Sul, non è simbolica, rafforzando il controllo sulle rotte di ingresso della cocaina boliviana e sulla marijuana paraguayana, oltre ad ottimizzare gli schemi di riciclaggio all'interno del Mercosur. Paraguay e Bolivia funzionano ormai da tempo come hub logistico e finanziario vitale per l’organizzazione.
Parallelamente, la fazione sembra voler intensificare e professionalizzare la partnership con le organizzazioni criminali europee. L’alleanza con la ’Ndrangheta, che spesso opera insieme a network balcanici/albanesi, domina la distribuzione di cocaina in Europa e ha consolidato il PCC come fornitore affidabile e su larga scala. Questa relazione permette al Primeiro Comando da Capital di operare su due fronti:
La capacità di spostarsi rapidamente verso rotte alternative — utilizzando porti africani come punti di transito quando la pressione in Europa aumenta — dimostra un livello di sofisticazione logistica paragonabile a quello di una corporation multinazionale.
Nonostante la decentralizzazione, l’intricata coordinazione nazionale e sovranazionale del PCC dipende in modo critico da comunicazioni criptate. Piattaforme come EncroChat e Sky ECC, sebbene già smantellate da operazioni europee, sono state sostituite da nuovi sistemi. Tuttavia, questi tunnel criptati costituiscono il principale bersaglio delle azioni congiunte svolte da DEA, Europol e Polizia Federale brasiliana. L’aumento degli attori nel nuovo nucleo decisionale moltiplica esponenzialmente le “superfici di attacco” digitali. Ogni membro della cupola, infatti, attraverso i propri dispositivi e reti di contatti, aggiunge punti di vulnerabilità che possono essere identificati e sfruttati dalle forze di sicurezza.
Per mitigare questi rischi, la facção di San Paolo ha cominciato ad adottare routine di sicurezza digitale sempre più rigorose, inclusi il continuo cambio di pseudonimi e codici, l’utilizzo di molteplici dispositivi e la variazione delle logistiche di incontro. Nonostante la sfida resti immensa, il grande vantaggio per le autorità sarà proprio la frammentazione della leadership. Azioni di intelligence e la possibilità di accordi di collaborazione giudiziaria diventano, in linea teorica, più praticabili quando si punta a leader di un livello che, pur elevato, non possiedono la medesima aura mitica di Marcola. Va detto che questo tipo di accordi, ad oggi, sembrano sempre scontrarsi con il radicato senso di appartenenza — la irmandade (fratellanza) — mostrato dalla quasi totalità dei membri del PCC. Da ultimo, la sfida per l’intelligence statale sarà mappare e monitorare non più un singolo leader, ma decine di nuovi interlocutori con potere decisionale.
Il nuovo disegno della Sintonia Finale Generale del Primeiro Comando da Capital rappresenta, nella sua essenza, un audace esperimento strategico; una risposta diretta e calcolata alle pressioni statali, che sacrifica un grado significativo di segretezza in nome dell’agilità tattica e della sopravvivenza organizzativa. Pur aumentando la resilienza operativa nel breve periodo, la nuova struttura sembra esporre un numero maggiore di integranti al rischio di cattura, tradimento e intercettazione delle informazioni. La fase successiva dipenderà, in larga parte, dalla capacità dello Stato di sfruttare queste nuove vulnerabilità. L’attenzione delle indagini dovrà concentrarsi sui meccanismi interni di sicurezza del gruppo e, in modo cruciale, sulla mappatura delle reti di supporto finanziario in Brasile (in particolare, riciclaggio di denaro sporco) e logistico all’estero (broker del narcotraffico, integranti/companheiros e alleanze strategiche), che sono l’ossigeno che permette alla facção di sopravvivere e prosperare, anche di fronte ad un’offensiva coordinata delle polizie nazionali e internazionali. La guerra contro il PCC è entrata in una nuova fase — più decentralizzata, più complessa e dal risultato ancora incerto.
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Credit Photo: UOL, CNN Brasil.
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