Nel frammentato mondo del narcotraffico brasiliano le cose da un po’ di tempo sembrano essere in ebollizione, tanto per quanto riguarda la geografia criminale paulista, facente riferimento in massima parte al PCC (Primeiro Comando da Capital), così come per quel che concerne quella carioca, legata alla città e allo Stato di Rio de Janeiro, dove si registrano i movimenti più consistenti. Nel caso del PCC, appare ormai acclarato come il centro delle operazioni, accanto alla città di San Paolo, stia rapidamente divenendo la frontiera col Paraguay, Paese nel quale vivono in pianta stabile molti dei suoi esponenti più rilevanti.
L’interesse nei confronti del PCC è motivato in massima parte dalla sua struttura altamente mobile ed a geometria variabile, più simile ad un franchising del crimine che non al classico cartello della droga di colombiana memoria. Non a caso, nel gergo degli irmãos (fratelli), come si chiamano i membri del Primeiro Comando da Capital, vi sono i battezzati (batizados), i quali tuttavia sono il più delle volte soggetti che operano in pressoché totale autonomia, pur rispettando le regole dell’organizzazione. Accanto a questi vi sono altre decine di migliaia di uomini, donne e ragazzi che “corrono con il Comando” (da intendersi il PCC), immagine questa che ricorda da vicino quella di rette parallele che vanno in una medesima direzione senza mai incontrarsi. Come messo in luce da Gabriel Feltran nel suo Irmãos: uma história do PCC, questa struttura quasi acefala del PCC, composta di tante “monadi autonome” che solo si incontrano ove strettamente necessario, ma che parimenti rispondono ad un medesimo codice etico e di condotta, ha creato da sempre enormi problemi agli investigatori.
La struttura di franchising – cui si aggiunge l’elemento della segretezza- si traduce in una sorta di moltiplicatore di centri. Come si può vedere, siamo ben lontani dai tempi dei grandi cartelli colombiani degli anni ’80 e primi anni ’90, dove dominava una struttura criminale di tipo centralizzato e dunque interamente verticale. La forza del PCC consiste proprio nella sua opzione di essere una forza “discretamente” anti-Stato a carattere diffuso e parzialmente orizzontale. Fu questa un’intuizione di Marcola, il quale all’inizio degli anni Duemila decise che era giunto il momento di abbandonare ogni opzione di carattere stragista, tornando ad inabissarsi e pensando ad espandersi sotto il profilo dell’influenza criminale e a livello affaristico. La scelta sembrava vertere proprio sul valore esperienziale fatto proprio dal PCC con la parabola del suo massimo esponente, quel Pablo Escobar che nel dichiarare guerra allo Stato sanzionò la sconfitta definitiva del Cartello di Medellin.
Atacado e varejo, la frontiera e la città
Per comprendere la recente grande espansione del PCC, principalmente alle frontiere, è necessario introdurre due concetti del tutto fondamentali: atacado (acquisto e vendita all’ingrosso) e varejo (acquisto e vendita al dettaglio). Lo spostamento del centro di gravità del narcotraffico brasiliano dai centri di San Paolo e Rio de Janeiro alle frontiere con Colombia e Paraguay non risulterebbe comprensibile senza considerare il cambio di strategia imprenditoriale adottato dal Comando Vermelho, in particolare nel periodo in cui una delle sue figure apicali era Fernandinho Beira-Mar, e dal PCC, almeno a partire dalla svolta impressa agli affari dell’organizzazione da Marcola.
La dinamica interna alla relazione tra atacado e varejo è stata illustrata in maniera esaustiva all’interno del libro di Bruno Paes Manso, A república das milícias, da un ex-varejista del Comando Vermelho, che operava su Rio de Janeiro. La persona che si trova nel Paraná (Stato brasiliano al confine col Paraguay) – secondo il racconto della fonte riportata da Paes Manso – attraversa la frontiera con cento chili di cocaina, spendendo una cifra che si aggira sui 100-200 mila reais, per guadagnarne, una volta piazzato il prodotto al mercato al dettaglio, più di un milione di reais. Nelle favelas di Rio de Janeiro, per esempio, vi sarà sempre un varejista pronto ad acquistare una parte di quei cento chili di cocaina, i quali a loro volta saranno distribuiti ai piccoli rivenditori, spesso ragazzini, all’interno del loro bairro e da questi ai consumatori. Si tratta di un mercato, quello al dettaglio, che procede a pieno ritmo poichè sostanzialmente fondato sull’illusione di una “vita dorata”; lo status comunemente associato alla figura dei narcos in America Latina.
In realtà, i giovani trafficanti che operano nelle varie piazze di spaccio restano spesso vittime del sistema, riuscendo ad uscire dall’infernale ingranaggio del narcotraffico ‘atacado-varejo’ soltanto da morti o venendo condannati a decine di anni di carcere. Il nostro ex-varejista si spinge a dire che, se lo Stato offrisse l’amnistia a tutti coloro che volessero abbandonare la “dorata vita da narcos”, la maggioranza di questi accetterebbe senza pensarci un momento. Il primo a cogliere le potenzialità di un commercio all’ingrosso di armi e stupefacenti fu Fernandinho Beira-Mar, uno dei capi storici del Comando Vermelho, il quale nella seconda metà degli anni ’90 stabilì il centro dei propri traffici a nord, al confine con la Colombia, e più a sud alla frontiera col Paraguay. Come scritto da Paes Manso, Fernandinho Beira-Mar era colui che nel gergo brasiliano del narcotraffico si definisce un ‘matuto’, una figura specializzata nell’acquisto di grandi quantità di prodotti (dalle armi alle sostanze stupefacenti) da immettere successivamente nella lunga catena dei varejos, principalmente a Rio de Janeiro e a San Paolo.
Un matuto non è necessariamente il leader o uno dei leader all’interno di una fazione criminale, pur restando certamente una figura apicale. Nel caso di Fernandinho Beira-Mar, ad esempio, questi mai raggiunse il potere che all’interno del Comando Vermelho aveva Marcinho PV, leader storico del Complexo do Alemão e figura chiave nelle decisioni più importanti assunte nel corso degli ultimi anni dalla facção. In seguito all’arresto di Fernandinho Beira-Mar, nel 2001, si registrò una battuta d’arresto nel rifornimento di sostanze stupefacenti all’ingrosso da parte del Comando Vermelho, situazione questa che favorì la progressiva ascesa del Primeiro Comando da Capital nel mercato atacadista sulla frontiera.
Pertanto, il PCC divenne uno dei maggiori attori all’interno del ristretto mercato atacadista latinoamericano, avendo compreso, in anticipo rispetto ad altre fazioni criminali brasiliane, quali rischi e costi elevati fossero connessi al mantenimento dell’intero centro dei propri affari al livello di varejo nelle varie città. Come sempre osserva Paes Manso nel suo La repubblica delle milizie: “Quando PCC e CV entrarono in conflitto nel 2016, provocando vari disordini all’interno delle carceri durante tutto l’anno seguente, i capi della facção carioca avevano un debito di 60 milioni di reais con atacadistas legati al gruppo paulista, secondo quanto mi fu detto da uno dei membri del CV all’epoca detenuto in una prigione federale”. Il PCC, dunque, già nel 2016, aveva raggiunto un tale dominio alle frontiere, che aveva finito per trasformarsi in matuto dello stesso Comando Vermelho, il quale, per converso, aveva perso sempre più terreno proprio a causa dei conflitti legati al mercato varejista all’interno dei territori che controllava nelle varie città.
Il narcopentacostalismo del Terceiro Comando Puro
Di contro alla situazione organica dello Stato di San Paolo, mediante la diffusione del Primeiro Comando da Capital, e alle dinamiche connesse agli affari di PCC e Comando Vermelho tra atacado e varejo, ossia tra frontiera e città, il quadro sembra apparirci più frammentato e assai più “localizzato” con riferimento alle organizzazioni criminali attualmente operanti su Rio de Janeiro. Gil Alessi, in un recente articolo dal titolo A ascensão do ‘narcopentecostalismo’ no Rio de Janeiro, ha descritto le dinamiche interne al congiunto abitativo conosciuto come Complexo de Israel. All’interno di questo sterminato territorio chi comanda è il Terceiro Comando Puro, facção criminale formatasi da una scissione all’interno del Terceiro Comando.
Il TCP, nonostante le più ridotte dimensioni che lo contraddistinguono rispetto al PCC, sembra mostrare innovazioni sotto il profilo della sua articolazione criminale, tali da farne un case study rilevante. Anche con riferimento al TCP, la struttura per mezzo della quale il potere dell’organizzazione si riversa sui cittadini, che abitano le zone da loro controllate, viene ad essere un elemento del tutto dirimente. Nel caso del PCC, si tratta di far valere una struttura orizzontale, all’interno della quale colui che sta in basso conta quanto colui che sta in alto e dove non necessariamente si è battezzati, essendo possibile semplicemente “correre insieme”, per fare parte dell’organizzazione. Nel caso del Terceiro Comando Puro la connessione etica, al fine di creare un vincolo con coloro che subiscono il potere dell’organizzazione o che svolgono funzioni marginali, passa per la dimensione religiosa, secondo le varie e spesso inconciliabili declinazioni evangeliche attualmente presenti in Brasile.
È questo il caso di Arão, al secolo Álvaro Malaquias Santa Rosa, narcotrafficante alla testa del Complexo de Israel, il quale, stando a indagini condotte dalla Polizia Civile di Rio de Janeiro, sarebbe stato recentemente ordinato pastore. O quello riguardante un altro narcotrafficante della zona, il cui soprannome è Peixão. Secondo un articolo del giornale O Globo, nel corso di un’operazione di polizia, nel bunker di Peixão furono trovati giubbotti antiproiettili, munizioni e un esemplare della Torah. Il legame delle confessioni neopentecostali con la religione ebraica è molto diffuso in Brasile, rimandando, come anche ricorda Gil Alessi nel suo articolo, alla creazione di Israele intesa e da intendersi come un segnale del ritorno di Gesù Cristo ed una conferma delle promesse bibliche dell’Antico Testamento.
Malgrado i riferimenti biblici di Peixão e del suo Esercito di Dio Vivo, come pure i ricorrenti riferimenti del PCC al concetto di giustizia e al fatto che la facção altro non fa se non ciò che è giusto (fazer o certo), vi è che la possibilità di rimanere vivi in certi contesti sociali è direttamente proporzionale al grado di accettazione della Weltanschauung propria della “corporazione”, che in quelle realtà dettano legge. Si tratta in ultima istanza di un funzionalismo criminale al fine di esercitare un controllo capillare sui territori, cercando di mascherare il peso delle vessazioni esercitate sui pària che vi abitano, mostrandosi in una certa misura accoglienti, come esaustivamente messo in luce nel libro di Feltran, con riferimento al Primeiro Comando da Capital.
In assenza dello Stato o con i suoi rappresentanti più simili a sicari che non a difensori degli anelli deboli della società, gli “aiuti”, secondo varie forme illecite, alla popolazione vengono dalla facção che governa quei territori, divenendo tali aiuti rinnovate forme vessatorie. Ogni pària – per il tramite di una presunta etica di tipo civile o per quello di un neopentacostalismo imbevuto di riferimenti alla Torah (già definito col termine ‘narcopentacostalismo’) – sarà chiamato a svolgere la sua funzione che sempre lo sovrasta e il più delle volte finisce per schiacciarlo.
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Photo Credit: Facção PCC 1533 Primeiro Comando da Capital
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